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Cio che portiamo, ciò che lasciamo, ciò che trasciniamo...

Che dire, questo primo trimestre dell'anno è stato un chiassoso, traballante, rocambolesco inizio, non c'è dubbio.

Da capodanno fino ad oggi, ho fatto i conti con parecchie situazioni in sospeso e, tra scatoloni, decluttering e spolveramenti vari, insieme agli armadi, sono stata costretta ad affrontare anche le pulizie dei cassetti della memoria…e non solo...

clothes and shoes

Per una come me, che non ho mai sentito nessun posto davvero mio, un posto dove sentirsi perfettamente in pace e avere la tranquillità per pensare di mettere radici, ho scoperto di aver accumulato grandi quantità di roba, sia nel guardaroba che nel cuore.


Fase 1: Un bel respiro, e ...


Da brava impulsiva, non ci ho pensato su tanto, ho iniziato semplicemente a mettere in ordine le cose, dovendo organizzare e smaltire da sola due traslochi simultaneamente, e mi sono lasciata travolgere dagli eventi per come si sono verificati, dimenticando di mettere in conto gli imprevisti più assurdi.

Quando si svuota una casa, per esempio, ci si può dimenticare che è stata riempita non solo di cose, ma anche di ricordi e di oggetti dal peso specifico emotivo di un elefante. Oppure ci si dimentica che, oltre agli oggetti, in casa esistono ingombri invisibili ma immensi, come gli strascichi di relazioni corrose e rotte, o le memorie di legami vincolanti e intrasportabili.

Affrontarli significa innanzitutto vederli, aprendo gli occhi a emozioni di cui ci si era dimenticati, che si sarebbero volute seppellire o che si credeva fossero sparite, ma l'unica possibilità è buttarsi nella mischia, con un respiro profondo e tanto fiato, prendendosi il tempo necessario per elaborare tutto e non lasciare più sospesi alle spalle, una volta chiuse tutte le scatole.


Fase 2: Lasciare ciò che pesa di più

Ci sono, poi, cose (leggasi anche - persone o rapporti - ) che non è più possibile trasportare oltre. Su di essi ci sarebbero lunghissimi excursus da fare, ma basti dire che certe persone devono chiudere i cerchi, come sono entrate devono uscire, anche quelle che, culturalmente, dovrebbero essere per sempre, come i genitori. Perché ciò che più conta alla fine è la pace del nostro spirito e ciò che non si allinea a noi non può avere spazio nel nostro cammino.


Fase 3: assimilare, scegliere, perseguire

C'è una frase che ho letto ultimamente, che mi è rimasta impressa e che torna inevitabilmente a galla da qualche tempo:

La donna che stai diventando ti costerà persone, relazioni, cose. Sceglila nonostante tutto.”

Ecco, sì, costa. E' proprio quella parola "costare" che ho dovuto elaborare per fare mio questo pensiero. Il costo delle cose, il prezzo, la conseguenza di tutto.

Ma affrontare il costo delle azioni significa crescere, prendersi la responsabilità, significa acquisire competenze ed esperienze, saper scegliere e poter decidere la direzione da seguire. Non c'è mai certezza, ma comprendere il proprio bisogno del cuore è un primo passo necessario. E se il bisogno è alleggerirsi, non puoi non ascoltarlo.


Fase 4: ripartire, leggeri.

Quindi, terminati i traslochi, accantonati i rancori, alleggerito l'anima e la valigia, mi sento un po' svuotata di tante memorie terrene, ma quindi anche più tranquilla a ricevere il nuovo in arrivo.

Io, che da sempre, ho un po' il cuore in affitto, forse sto iniziando a sentirmi pronta per qualcosa di più durevole.

Di eterno, si sa, non c'è niente, di sicuro nemmeno, tranne la morte e le tasse, ma ho capito che si può puntare anche a obbiettivi di più largo respiro, ponendomi una nuova sfida personale: non solo finire la stagione, ma pormi qualche obbiettivo più a lungo termine, di quelli step by step, propedeutici, che possano con più tempo costruire qualcosa che non sia spazzato via col vento, che non bastino un po' di scatoloni e un furgoncino per portarmelo via da sotto il naso.

Vediamo quanto durerà.



Stay Tuned!!

a presto, J.


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