"Scrivere" - da un post del 2017.
- giuliabobba
- 7 nov 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Cosa vuoi fare da grande? Lei sorrise, inarcando lievemente le labbra. –la scrittrice.- rispose. – voglio fare la scrittrice-. E di cosa vuoi scrivere? -Di tutto: dell’amore, della vita, del dolore. Voglio scrivere di me, di lui, di noi. Di ciò che eravamo, di ciò che siamo, di ciò che saremo. Dei sogni, delle parole, del male e dei momenti. Voglio scrivere del caso, del destino, delle luci e del buio. Voglio scrivere di tutto. SONO CAMBIATA. SEI CAMBIATO. SIAMO. CAMBIATI. È un eterno cambiare, evolvere. Ma non è più affanno, rincorsa, ricerca inesauribile. Non è attesa. È vita assaporata e goduta in ogni istante. Ogni attimo insignificante è vero, sentito. È gusto intenso. Quando ero piccola mi chiedevano spesso cosa volessi fare da grande. Facevano tutti la stessa domanda. Amici, parenti, conoscenti. Ma che domanda del cazzo è? Avevo 6 o 7 anni, poi 10, poi 15… come fai a sapere cosa vuoi fare da grande a quell'età? Infatti non sapevo mai cosa rispondere. La ballerina? L’attrice? Beh avrei potuto. La cantante, mi ci vedevo. A 11 anni ho iniziato a intravedere un futuro nell'ambito delle lingue straniere, mi piaceva l’inglese, a scuola ero la prima della classe. La maestra mi adorava. Sapevo che in qualche modo sarebbe stata una parte della mia vita. A 15 anni ho scoperto che potevo diventare organizzatrice di matrimoni, adoravo quell’idea e mi ci tuffai. Iniziai a vedere film e leggere libri sull’argomento fino a convincermi che era la cosa giusta per me. Volevo fare la wedding planner e girare il mondo, parlando inglese e rivestendo la mia vita di perline e scintillanti tessuti bianchi. Adoravo tutto ciò che riguardava questi due ambiti: lo scintillio del matrimonio nel suo ideale romantico di amore incantato e il mondo anglosassone, soprattutto quello degli Stati Uniti però. Non mi interessava altro, non amavo le bambole in modo particolare se non erano vestite da sposa, non mi piacevano altre materie oltre all’inglese a scuola. Mi ero convinta, corpo e anima, che quella fosse la mia strada. Solo una cosa non avevo calcolato: la mia maniacale inclinazione a scrivere di tutto. Appunti, liste, pensieri, ogni cosa che mi passava per la mente doveva essere scritta, per ovviare alla mia mancanza di memoria, credevo, per ricordarmi tutto. Fin da quando avevo imparato a scrivere ho sempre tenuto diari segreti, in modo discontinuo e disordinato, ma comunque scrivevo spesso. Raccontavo le mie giornate, i miei dubbi, le mie avventure. Trasferivo il mio cuore su carta per sfogarmi ed essere sicura che non sarebbe mai sbiadito nulla di tutto ciò che stavo vivendo, quasi come se intuissi già allora che sarebbe tornato utile. La mia famiglia è un tantino disastrata, è vero. I miei hanno divorziato l'anno scorso, dopo mille peripezie burocratiche, tra avvocati e litigi. Mio fratello ed io siamo cane e gatto da sempre. Ma penso che le questioni familiari non siano facili per nessuno e di certo le mie non sono così terribili. Non sono stata sfortunata, devo essere onesta. Sono nata in una bella casa e non mi è mai mancato nulla. Più o meno. Non ero la ragazzina viziata che aveva tutto ciò che chiedeva. I miei non mi hanno cresciuta così, grazie a dio. Non mi hanno mai obbligata ad intraprendere una strada precisa, né a studiare o a lavorare in qualcosa che non mi piacesse. Ma questa totale libertà si è rivelata quasi un impiccio, scoprendo a 23 anni di non aver assolutamente idea di quale fosse la mia strada. Ma andiamo con ordine, ogni cosa a suo tempo. Ad oggi ho solo poche certezze nella vita: la morte, le collezioni primavera/estate di Intimissimi costellate di costumi fighissimi che non mi potrò mai permettere e la scrittura.

Comments