Voglio fare il marinaio!
- giuliabobba
- 7 nov 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Ma come mi è venuto in mente poi?!
Ah già, il mare.
“Il mare non ha paese, è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole.”
Il fascino del mare è sempre andato oltre ad una semplice passione. E' così per tutti, perché esso attrae e trafigge, spaventa e ammalia, è la sua natura profonda e impetuosa, così placidamente rigenerante, che ci affascina. Eppure per alcuni più di altri, esso esercita una forza gravitazionale tale che nessuna logica può respingere, e per me, che sento sempre tutto troppo, questa forza era, è, invincibile. Perdo. Mi arrendo, mi lascio essere, mi lascio sedurre, dal sublime affanno che è per l'anima sentire il grande blu.
Così sono partita.
Sono partita per trovare me stessa
Sono partita perché
Non c’era più tempo
N’è altro da fare
Non più altre opzioni
E avevo finito le idee
Le aspettative dissipate
Le aspirazioni
spazzate
da un vento che
Soffiando,
mi ha spinta verso sud
Ad un destino nuovo
Solo mio
Tutto ancora
da sbirciare
sotto il velo
sornione
del mare.
Cosa mi ha spinta?
Per lo più questo: la necessità di allontanarmi da una storia già scritta, già collaudata, che sapevo non sarebbe finita come avrei voluto, un destino sotto tutti gli aspetti, banale e per niente avventuroso. Una casa in città, un lavoro in ufficio, nulla di male per carità, ma io volevo di più. Voglio avventura, scoperta, voglio combattere, voglio aprire finestre nuove a gomitate se serve. E poi la necessità che sentivo dentro di mettermi alla prova, a costo di rendermi ridicola e far ridere i polli, a costo di farmi male, a costo di perdere anche l'ultimo sogno. In effetti alla mia partenza il pensiero fisso era questo, la paura che se fosse andata male, avrei perduto anche l'ultima speranza di poter cambiare.
E poi il mio intramontabile senso di ribellione, il bisogno di sentire che stavo facendo di testa mia, che anche se avessi capitolato, almeno ci avevo provato.
Non è un lavoro da uomini?
Credo che più di tutto sia stata la sfida ad attrarmi, il bisogno di provare a me stessa che avrei potuto farcela. Certo, fare il marinaio non è un mestiere leggero. Stare in ufficio davanti a uno schermo 8 ore per me però è più pesante, emotivamente parlando. Sì, la percentuali di uomini è maggiore e ho trovato, in questi 5 anni che lavoro nella nautica, ancora abbastanza diffidenza verso il fronte femminile. Ma non è impossibile. Le donne di mare, marinaie, hostess, comandanti, esistono e lavorano spesso più degli uomini per riempire questo divario. E' uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo no? (;P)
Si caricano casse di birra, si tirano cime, si salta qua e là tra i pontili, ci si butta in acqua anche se è ghiacciata o con 2 metri d'onda in emergenza per salvare la barca (o il tender), si fanno orari improbabili, si lavora 7/7 e senza giorni liberi per mesi interi, si ha a che fare con ogni tipo di persona, ogni giorno, sempre con il sorriso.
Ma sei in mare.
Dormi su un guscio di noce galleggiante che sta attaccato alla terra (a volte per miracolo) solo grazie a una catena o qualche cordame. Ti puoi alzare dal letto di notte e vedere un cielo stellato mai visto, o ritrovarti in mezzo a una tempesta con raffiche di vento a 40 e passa nodi.
Nulla è prevedibile, nulla è scontato. Tutto è magico. Tutto è vita, scorre e non si ferma. Nessun giorno è uguale all'altro. Nulla è un gioco, e tutto è così poetico.
Come si fa a non amare questo?

I marinai principianti, alle prime armi, imparano termini nautici come una nuova lingua straniera, ogni più piccola cosa trova il proprio nome in parole strampalate, si conoscono i venti e le loro origini, si impara come trattare una barca, perché essa è viva e respira, ti accoglie e ti serve, si conoscono le usanze della vita del porto, si gioca ai pirati e si apprezza la sicurezza della terra; essi comprendono come da millenni l'uomo possa aver viaggiato per mare senza motori o combustibili, si arrovellano per apprendere la fisica dell'acqua, si destreggiano in improbabili manovre tra i pontili, si meravigliano di scoprire quanto abbia il mare sempre da insegnare.
Sì, per questo e mille altri motivi, voglio fare il marinaio.
Ah, quel brivido però… quel brivido, non c’è niente come quel brivido…
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